Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di Ricerca Farmacologica Mario Negri in Italia ha rivelato che le persone che hanno sperimentato casi gravi di COVID-19 avevano maggiori probabilità di possedere geni specifici ereditati dai neanderthaliani. Lo studio si è concentrato sulla provincia di Bergamo, che è stata l’epicentro della pandemia in Italia.

Lo studio, pubblicato sulla rivista iScience, ha scoperto che una parte significativa del genoma umano era associata al rischio di contrarre il COVID-19 e sviluppare sintomi gravi, specialmente tra i residenti nelle aree più colpite. Lo studio ha coinvolto 1.200 partecipanti, e l’analisi ha mostrato che tre dei sei geni in una regione sul cromosoma 3 erano correlati a un rischio maggiore di COVID-19 grave. Questi geni includono CCR9 e CXCR6, che svolgono un ruolo nell’attività dei globuli bianchi e nell’infiammazione durante le infezioni, e LZTFL1, che regola lo sviluppo e la funzione delle cellule del tratto respiratorio.

I ricercatori hanno sottolineato che non è ancora chiaro quale dei tre geni svolga il ruolo più significativo. Inoltre, lo studio ha identificato 17 nuove regioni genomiche che potrebbero essere associate alla malattia grave o al rischio di infezione.

Una scoperta particolarmente interessante dello studio è che tre dei sei geni associati alla gravità del COVID-19 sono stati ereditati dai neanderthaliani, specificamente dal genoma di Vindija scoperto in Croazia. Sebbene questi geni potessero una volta proteggere i neanderthaliani, ora provocano una risposta immunitaria eccessiva negli esseri umani moderni, portando a una malattia più grave.

Lo studio ha anche rivelato che le persone con l’aplotipo neanderthaliano avevano un rischio significativamente maggiore di sviluppare COVID-19 grave, richiedere cure intensive e necessitare di ventilazione meccanica rispetto a coloro che non hanno questa eredità genetica. La presenza dell’aplotipo neanderthaliano è stata anche associata a un tasso più elevato di casi gravi tra i parenti di primo grado.

Questo studio fornisce ulteriori prove sul ruolo che i geni svolgono nella determinazione della gravità del COVID-19. Comprendere questi fattori genetici potrebbe aiutare a identificare le persone che possono essere più suscettibili a malattie gravi e garantire l’implementazione di interventi appropriati.

Fonti:
– Studio: Rivista iScience
– Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri
– Marina Noris, Responsabile del Centro di Genomica Umana dell’Istituto Mario Negri
– Uno studio del 2022 condotto dal Karolinska Institutet e dall’Istituto Max Planck